lunedì 30 gennaio 2017

Dal degrado al patrimonio biologico, basta un'ordinanza e il dovere non c'è più. Ma i resti dei cani sì

Poche altre cose incidono in negativo sull'immagine di un paese come le aree abbandonate. Soprattutto, quando protagoniste incolpevoli di progetti avviati e mai portati a termine. Tra detriti, menufatti incompleti, macchinari arrugginiti e ogni sorta di rifiuto lanciato dagli immancabili imbecilli di passaggio, a volte lo spettacolo urbano è tra i più sconfortanti in assoluto.

Solbiate Olona in questo non può fare eccezione. Grandi o piccoli, gli appezzamenti capaci di offrire tali squallidi scenari non mancano. Soprattutto quando si tratta di aree private però, per un'Amministrazione non è facile intervenire. La via più logica che passa attraverso l'ordinanza di sgombrare tutto e ridare un aspetto dignitoso, raramente ha possibilità di essere raccolta, a meno di esercitare una pressione continua. 

A meno, di applicare una soluzione in vero sipirito solbiatase: trasformare un difetto in un pregio a colpi di ordinanze e difenderlo strenuamente come tale con una serie di affermazioni al limite del paradosso, contando anche sulla complicità di troppi media.

In questo nuovo caso, per ora siamo ancora alla prima fase. Sfruttando l'onda emotiva della sensibilità incondizionata verso cani e gatti, qualsiasi provvedimento in favore degli animali domestici viene sfruttato come arma per la facile ricerca di popolarità.

Dopo un calendario dai toni inquietanti, soprattutto nelle prime pagine, per non fare torto a nessuno, Solbiate Olona si candida al ruolo di paladino dei gatti. Un'area del tutto anomima, dall'aspetto molto più degradato che selvaggio, improvvisamente diventa così  "Colonia felina protetta", con tanto di delimitazione ufficiale a suon di nastro da cantiere, probabilmente recuperato tra i detriti abbandonati da anni sul posto. 

Meglio lasciare da parte in fretta la tentazione di prenderla sul ridere. Come si legge infatti nell'ordinanza dai toni poco scherzosi affissa in modo altrettanto precario, "le colonie feline sono considerate dal Comune di Solbiate Olona Patrimonio bioculturale", con relativi divieti del caso.

Sarebbe interessante conoscere il punto di vista di chi vive giusto a fianco di tanta ricchezza, fino a pochi giorni fa interpretata come degrado dai comuni mortali. 

Ci si potrebbe infine porre una domanda. Se del patrimonio bioculturale e di tanto improvviso amore istituzionale fanno parte anche le ormai centinaia di testimonianze lasciate da cani e non raccolte sparse non solo nei dintorni, quanto in tutto il resto del paese.


Giuseppe Goglio
giuseppe@valleolona.biz